La fotografia è storicamente molto più antica di quanto si possa immaginare e le sue radici partono da molto, molto lontano.
Le prime indicazioni che ritraggono la camera oscura (darkroom da non confondere con la Dark Room) iniziano con Mo-Ti ed Aristotele (384 – 322 a.C.). Su Mo-Ti al momento in cui scrivo non sono riuscito, ancora, a trovare giuste e fondate informazioni, i testi cinesi, non traslitterati mi restano “indigesti”, su Aristotele siamo in descrizioni molto blande che lasciano solo intuire se non ipotizzare una camera obscura; dobbiamo quindi arrivare ad Euclide. Ma anche qui, il trattato originale seppur apparentemente fonte delle teorie della visione è andato perso, sembra che siano reparibili solo dei commentari. Segue l’Ottica di Newton (non Helmut, è ancora troppo presto).
Si, ho fatto un grande salto temporale ed omesso parecchie informazioni.
Questa breve introduzione per dire che la Camera Obscura altro non è che un luogo, un posto, dove su una parete c’è un foro e sulla parte opposta ci ritroviamo l’immagine proiettata ma capovolta di quello che c’è fuori dal posto/luogo.
Il fenomeno fisico della luce che, passando attraverso un foro, riproduce l’immagine della figura che si trova dall’altra parte, si perde nella notte dei tempi.
Ed eccolo qui, il luogo di raccolta, intimo, dove i pittori si “rinchiudevano” per dipingere (a ricalco ?) le loro tele.
Replicare figure è sempre stata un’esigenza dell’essere umano indipendentemente dalle necessità.
Quindi scrivere con la luce, lo sappiamo, è il significato di FotoGrafia, un procedimento complesso che spesso in passato era ritenuto magico o associato alla magia o vari riti e per alcuni rappresentava un furto dell’anima. Difficile spiegarlo se non si torna ad alcuni procedimenti antichi, ma se lo fai ti renderai conto delle molte ipotesi dell’antichità seppur oggi ovviamente strampalate che riportano alla magia o ipotetici furti dell’anima potevano essere giustificate.
Quindi, ancora, FotoGrafia, ieri erano i primi processi seppur (in certi casi) instabili ma pur sempre funzionali, la pellicola, la memorycard, cambiano quindi i processi, ma il fine resta sempre lo stesso, dall’espressione personale dell’artista che, a seconda della sua creatività, del suo gusto estetico e della società di cui fa parte vuole mostrare la sua visione del mondo, la narrazione, di cronaca o divulgazione.
Personalmente, dei tanti processi che possono portare ad una fotografia, quelli che fanno uso di una camera oscura restano i più affascinanti.